a cura di Mira Budafoki
Ho avuto la fortuna di essere presente al convegno interattivo DisAbuse, che si è svolto il 27 settembre scorso a Roma. Ho partecipato come una donna, però non come una donna qualsiasi: come una donna di UILDM. La giornata è stata il coronamento di un periodo di attività contro il fenomeno del bullismo in generale, e anche contro il Disablist bullying(bullismo che subiscono persone disabili) del progetto internazionale Erasmus + , di cui l’organizzazione italiana è curata da Mondo Digitale. L’evento mi ha dato l’impulso giusto per capire meccanismi sbagliati, e come noi come donne dobbiamo reagire correttamente agli atti di bullismo. Ho imparato tanto sulla famosa “know how”, e ho capito che tutte le armi che servono contro il bullismo, sono pratiche femminili: forza, consapevolezza, reattività, coraggio.
La location di DisAbuse già garantiva aria di saggezza, all’ombra degli acquedotti romani: siamo stati già tutti ispirati alle 9 di mattina. I relatori della conferenza ci hanno stupito con i numeri assurdi di bullismo tra i bambini: 80% dei bambini disabili deve affrontare dei bulli. La percentuale è il doppio rispetto al bullismo tra gli altri bambini. Gli esperti hanno sottolineato che le vittime sono sempre più i deboli e i meno dominanti del gruppo, perciò i bulli si approfittano della loro forza fisica. Chiaramente la caratteristica di essere disabile ci fa subito entrare nel cerchio delle vittime più adeguate. Quello che succede in questi casi si chiama disablist bullism in inglese.
Il nostro punto di partenza è questo, come donne disabili: in teoria siamo il sesso più debole, e in più anche le nostre patologie trasmettono il messaggio ai bulli che siamo ancora più deboli. Così si diventa il perfetto target group.
Durante la conferenza si è parlato anche del bullismo sul lavoro, subito dal capo o dai colleghi, che si vive spesso in periodi emotivamente delicati o a causa della nostra sicurezza economica. Questo discorso mi fa pensare al tema della doppia discriminazione: nella gara per avere un lavoro, siamo svantaggiate per essere donne, e anche per essere disabili.
Nel pomeriggio c’è stato spazio per workshop utilissimi. Ho partecipato al workshop internazionale in lingua inglese, gestita da una donna stupenda, una vera combattente irlandese, Fiona Weldon. Costruendo ponti e castelli con mattoncini Lego che simbolicamente collegavano i partecipanti al convegno, ho capito che noi donne abbiamo la soluzione nel nostro DNA per abbattere il fenomeno del disablist bullism: la forza per far sentire la nostra voce nelle situazioni spiacevoli, gli occhi per riconoscere i dettagli importanti per capire quando si tratta di bullismo, e la furbizia di fermare il bullo con le parole giuste, nel momento giusto, con l’orgoglio giusto.
Questa idea è confermata dalla presenza di tantissime donne del mondo che agiscono sul campo, insegnando ai bambini, alle maestre e ai maestri come comportarsi per eliminare il bullismo, sia tra i banchi delle scuole che online.